Inuit, un popolo che viene dal freddo ma adesso malato di solastalgia.

Oggi gli Inuit sono poco più di 100.000 e vivono divisi fra Canada (Québec, Labrador e Nunavut), Stati Uniti (Alaska), Groenlandia e penisola di Chukotka (Russia).

Gli Inuit vivono di caccia, pesca e piccole attività agricole. Non mancano quelli che coltivano le arti figurative (in genere pittura e scultura) Fondamentalmente nomade, disperso su spazi sconfinati, il popolo inuit non conosce l’unità. Al tempo stesso, deve fronteggiare condizioni di vita durissime, con una natura spietata sempre in agguato.

I pericoli della caccia, la malnutrizione e l’elevata mortalità infantile rendono molto bassa l’età media (30-35 anni). E’ così che la vita degli aborigeni polari trascorre, per circa 4.000 anni, senza produrre una storia (almeno nel senso che noi attribuiamo a questo termine).

I grandi mutamenti arrivano soltanto verso la metà del diciannovesimo secolo, quando i missionari anglicani codificano l’alfabeto inuit prendendo a prestito i caratteri degli indiani Cree.

La dieta inuit tradizionale consiste di pesce, foche, balene e altri mammiferi marini, la cui carne viene cotta, fatta seccare o congelata. La foca, alimento base in inverno, è anche una preziosa fonte di cibo per i cani, e fornisce pellame, materiale per costruire barche e tende, combustibile per luce e riscaldamento. In estate, nelle zone interne dell’Alaska e del Canada, vengono cacciati i caribù e, in misura minore, orsi e volpi. La caccia alle balene, ai trichechi e ai caribù richiede l’organizzazione di spedizioni di gruppo. Molte famiglie seguono cicli stagionali di pesca e di caccia, che li portano a spostarsi periodicamente all’interno di un territorio delimitato.

Ma adesso a causa dei cambiamenti climatici questo popolo si sente straniero a casa sua.

-l’articolo che ho appena letto circa la solastalgia: click

-un bellissimo articolo per conoscere meglio il popolo del lungo inverno: click

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